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Il contemporaneo oltre l'enigma

Il contemporaneo oltre l’enigma
Venti artisti svizzeri alla Galleria Palladio di Lugano

Gli artisti indagano la Svizzera. Lo hanno fatto in una recente mostra che a Lugano  il Museo d’arte e il Mu­seo Cantonale hanno dedicato al complesso rapporto che, dalla fine dell’Ottocento a oggi, ha caratterizza­to la produzione artistica, la storia, la cultura e l’immaginario di quel labo­ratorio unico e singolare che è la Svizzera. E lo fanno nell’esposizione Sage comme une Image. Arte Svizzera

Oltre l’enigma in corso fino al 30 set­tembre alla Galleria Palladio di Lu­gano. Qui però i venti artisti, pren­dendo spunto dai recenti fatti che nel nostro Paese hanno fatto cadere alcu­ne certezze considerate imprescindi­bili (Swissair, Ubs, Ptt, Ferrovie), in­dagano la Svizzera di oggi e quella di domani dal punto di vista sociale, po­litico e artistico. In mostra opere di Peter Aerschmann, Judith Albert, Emmanuelle Antille, Ian Anüll, Lau­rence Bonvin, Marcel Dupertuis, An­drea Gabutti, Fabrizio Giannini, Fa­brice Gygi, Isabelle Krieg, Ulrich Meister, Claudia & Julia Müller, Josef Felix Müller Guido Nussbaum, Amy O’Neill, Christoph Rütimann, Lore­dana Sperini, Steiner & Lenzlinger, Alexia Türlin e Francesco Vella. Ognuno di loro ha una visione diver­sa della situazione, ma sono tutti le­gati da un unico filo conduttore: quel­lo della rappresentazione di una Sviz­zera moderna, tecnologicamente avanzata e politicamente sempre una e molteplice. A volte frammentata, come la rappresenta Fabrizio Gian­nini nella sua carta geografica dai confini ben definiti ma disegnata ac­costando pezzetti di specchi rotti. Un modo forse per dire che siamo un po­polo unito che, pur nelle sue diversità culturali, sa ricostruirsi e rinforzarsi giorno dopo giorno attraverso la dia­lettica e la discussione.

La mostra è accompagnata da un catalogo redatto dalla storica dell’ar­te friburghese Esther Maria Jungo, che ha anche curato l’esposizione.
Ricordiamo che Fabrice Gygi, uno dei venti artisti in mostra, rappre­senterà la Svizzera alla Biennale di Venezia del prossimo anno.

Paola Pettinati, Il contemporaneo oltre l'enigma. Venti artisti svizzeri alla Galleria Palladio a Lugano, La Regione, 22.9.2008, p. 26.

«Involucro»

Non solo involucro....
Il corpo secondo Giannini, Kälin e Verna nei Sotterranei di Monte Carasso

«Involucro»
Questo il titolo della mostra che, curata da Boris Magrini, viene inaugurata oggi alle 18.00 nello spazio d’arte contemporanea I Sotterranei dell’Arte dell’antico monastero delle agostiniane a Monte Carasso.
 Si tratta di un’esposizione originale che esplora tre orizzonti di rappresentazione del corpo attraverso le opere di due artisti svizzeri e un artista francese: Fabrizio Giannini, Julia Kälin, Jean- Luc Verna.
Sulle pagine delle riviste people e di tendenza, durante un concerto rock o uno spettacolo di danza e attraverso tutti i tubi catodici del pianeta, il corpo è presente ovunque. Piuttosto, il corpo è rappresentato ovunque. Esso è considerato da secoli e in svariate culture come il semplice involucro biologico capace di ospitare le entità viventi. Esso rimarrà nell’immaginario, nonostante l’evoluzione delle posizioni filosofiche e scientifiche attuali, come l’elemento deperibile della coppia anima e corpo. Questo modello è tuttora attuale, sebbene le possibilità di metamorfosi offerte dall’involucro si siano moltiplicate grazie alla chirurgia estetica, il body building, le cure dimagranti, e, ancora, alla creatività della cosmetica, le stravaganze delle street parade e le tecniche del tatuaggio e del piercing. Nel corso dei secoli, gli artisti hanno saputo esplorare il corpo al di là dei tabù e dei preconcetti.
Esaltato, distorto, perfezionato e commercializzato, il corpo umano è ancor più un orizzonte flessibile e malleabile. Ma forse è piuttosto nelle arti che il corpo ha trovato gli interpreti capaci di valutarlo e celebrarlo. Dai primi studi anatomici svolti durante il Rinascimento alle deformazioni eroiche del Manierismo e del Barocco fino alle azioni performative radicali degli anni settanta, gli artisti hanno saputo esplorare il corpo al di là dei tabù e dei preconcetti. La produzione pubblicitaria e il cinema hollywoodiano magnificano il corpo senza necessariamente rendergli onore, moltiplicando al contempo i riferimenti secondo gli imperativi economici.
In questo labirinto di raffigurazioni, Involucro intende esplorare tre orizzonti di rappresentazione del corpo proprio attraverso  le opere di tre artisti.

Conosciuto per i suoi lavori sui logotipi di alcune grandi compagnie commerciali, logotipi che l’artista ha ricomposto utilizzando dei testi critici contro le compagnie stesse, Fabrizio Giannini ( Lugano, 1964) si interessa più recentemente al fenomeno degli hackers e dei virus informatici. Attraverso le immagini e le installazioni realizzate per l’esposizione, l’artista confronta due realtà distinte: la realtà dei paesi più poveri dove virus e guerre agiscono spietatamente sul corpo umano, e la realtà occidentale dove i virus informatici e la guerra tra hackers rivali sembrano piuttosto i capricci di una classe privilegiata, la quale detiene comunque il potere di influenzare il destino economico e sociale del mondo. 

Julia Kälin
( Aarau, 1977) presenta, con i suoi video e le sue trasudanti installazioni, un corpo esploso e torturato dal costante rapporto di forza con la natura, il cibo, la  città e gli altri. Vera e propria membrana permeabile, il corpo descritto da Kälin agisce come un filtro tra interno e esterno, tra l’individuo e il mondo. L’artista costruisce prevalentemente le sue opere con sostanze organiche deteriorabili al fine di evocare la materialità e la temporaneità di un corpo sul quale lo spettatore può proiettare le proprie esperienze individuali.

Più eclettico e onirico è invece il corpo inventato da Jean- Luc Verna
( Nizza, 1966), il quale ci introduce in un universo in costante opposizione ai modelli convenzionali.
Ispirandosi nel contempo a Ingres, a Marguerite Duras e a Siouxsie and the Banshees, Verna congiunge elegantemente la cultura tradizionale con quella underground, la cultura popolare con quella elitaria. I suoi disegni, risaltati con cipria e altri prodotti cosmetici, danno vita a creature ibride, icone e vanità che svelano le nostre pulsioni, le nostre paure e i nostri sogni.

Paola Pettinati, Non solo involucro, «La Regione», 10.9.2005, p. 28.


Mydoom into the skynet, Fabrizio Giannini, 2005